domenica 29 novembre 2009

Edward Hopper a Milano.



Edward Hopper a Truro, Massachusetts, con la moglie giù sullo sfondo, 14 Agosto 1960.
Foto di Arnold Newman / Getty Images


“If you could say it in words, There’d no be reason to paint”.
In questo modo inizia il percorso della prima mostra dedicata ad Edward Hopper (1882-1967) in Italia, precisamente al Palazzo Reale di Milano fino al 31 Gennaio 2010, per poi spostarsi a Roma ed in seguito a Losanna.
Hopper è considerato dalla critica e dagli storici dell'arte il più grande pittore "realista americano" del secolo XX, un'etichetta che gli è sempre stata stretta.
Mentre mi trovavo in una libreria, sono stato immediatamente attratto dalla copertina del catalogo stampato in occasione di questo evento.
Sul volume campeggiava maestoso "Second Story Sunlight" (1960), quadro in cui è dipinta di sbieco la facciata di una casa con tetti spioventi e mura bianche, inondata da una luce piatta alla quale si abbandonano due donne sedute sulla balconata. La luce era l’aspetto che più di tutti mi aveva colpito, amplificava gli stati d’animo dei personaggi e con essi la percezione spaziale, restituendo un senso di attesa insodisfatta e di solitudine. Perciò, incuriosito e con la voglia di saperne di più, sono andato a visitare la mostra.
Nelle stanze del Palazzo Reale, ho avuto la conferma del grande interesse che Hopper nutriva per la luce. Tanto che è arrivato ad affermare: "Quello che volevo fare era dipingere la luce del sole sul lato di una casa ". L’attrazione per questo soggetto si sviluppò dopo i viaggi a Parigi durante i primi anni del 900. Nella capitale francese, piuttosto che frequentare studi e atelier di artisti famosi, vagò per la città cercando di trarre ispirazione dai luoghi e dalle atmosfere. Non rimase infatti influenzato tanto dalle avanguardie del momento quanto dai quadri degli Impressionisti. E’ possibile affermare che dopo i soggiorni parigini egli divenga  "pittore della luce".
Gli stati d'animo e il senso di solitudine dell'uomo moderno - in particolare, della "middle class" americana, durante la depressione degli anni Trenta - sono gli elementi dominanti nella pittura Hopperiana. Spesso nei suoi quadri appaiono figure solitarie pervase dalla luce, che sembrano meditare su uno stato d'insoddisfazione, aspettando sfiduciosamente che accada un evento risolutore, come nel caso di "Morning Sun" (1952) e "A Woman in the Sun" (1961). Tele intense queste, che in più manifestano l’interesse dell’artista per le finestre, simbolo di un’estensione introspettiva, in cui il paesaggio ritratto al di fuori sembra il riflesso dell’interiorità dei personaggi. Osservando al di là delle finestre di Hopper, a volte, ho percepito evocazioni di atmosfere metafisiche alla De Chirico.
L'artista riesce anche a trasmettere profondamente il senso del non luogo; dove lo spazio non è vissuto, ma è semplicemente di passaggio e vi aleggia la percezione di un evento appena accaduto, sottolineando che la vita è già altrove, ad esempio in "The El Station" (1908).
La mostra nel suo insieme è estremamente curata e didatticamente ineccepibile. Ogni sala è corredata da ottime spiegazioni in italiano ed in inglese, che offrono una panoramica esauriente sulla vita artistica del pittore. Inoltre, è stata ospitata un’installazione di Gustav Deutsch, "Friday, 29th August 1952, 6 A.M., New York", che riproduce lo scenario di "Morning Sun".
Unica pecca, l'assenza di alcune opere fondamentali, una su tutte "Nighthawks" (1942).
Una mostra che tutti gli appassionati di arte non dovrebbero farsi sfuggire, per conoscere o approfondire la conoscenza di un artista che attraverso le sue opere ha restituito un'immagine tanto realistica quanto metafisica del suo tempo.
Andrea Bugliarello @ D+Arch.

Edward Hopper
MILANO, PALAZZO REALE 14 ottobre 2009 - 31 gennaio 2010
http://www.edwardhopper.it/


Second Story Sunlight, 1960.

© Whitney Museum of American Art, N.Y. Fotografia di Steven Sloman.


Morning Sun, 1952.
© Columbus Museum of Art, Ohio; acquisizione dal Fondo Howald, 1954.


A Woman in the Sun, 1961.
© Whitney Museum of American Art, New York.


La Stazione El, 1908.
© Whitney Museum of American Art, New York.


Nighthawks, 1942.
© Art Institute of Chicago, Chicago, Illinois.